Dopo tanti anni possiamo dire che il filo conduttore della manifestazione “settembrina” della nostra Città è sempre stato l’esaltazione della vendemmia e dei suoi prodotti, anche se, seguendo la cronaca e la storia, i “carri” sono stati un modo per vivere l’attualità: non solamente italiana ma del mondo intero.
Anche i politici sono passati attraverso la “satira” dei carri della Sagra, non di meno moda e tradizioni sono stati bersaglio ed argomento per motivare e ispirare idee ai costruttori. Una festa della vendemmia era stata suggerita dal Ministero dell’Agricoltura, nel 1930, ai “Dopolavori Comunali”: siamo nel pieno degli albori del fascismo, al potere dal 1922, e lo scopo è quello di esaltare la fatica dei viticultori e valorizzarne il prodotto.
Vuole la storia che la prima vera “Festa dell’Uva” avvenne nel settembre del 1936 e non ebbe precedenti di sorta. Così scrive Gianni Colombo nella sua “Storia di Borgomanero”, anche se l’autore non nega esservi stato un precedente che accantona sostenendo che… “non potevasi, in vero, scambiare per “festa dell’uva” quella barrozzella, scesa nel 1935 da Santa Cristina, con due gerli e mezza dozzina di belle vendemmiatrici”.
Quanto mai fortunata fu la “prima edizione” alla quale partecipò tutta Borgomanero, non solo, ma anche numerosi paesi viciniori ricchi pure essi di rinomati vigneti. Un solo chiosco del nettare di Bacco venne impiantato in Piazza Garibaldi da parte del “Dopolavoro” di Boca. Oltre 12 i carri vendemmiali, che parteciparono alla sfilata, altrettante le Bande Musicali, alcune “macchiette”, tutti legati al tema della vendemmia: celebrativi in altre parole dell’uva e del vino.
Il successivo anno, il 1937, si tenne la II edizione che fu pubblicizzata da un manifesto che il “regime” volle numerare come “VIII Festa dell’Uva”, facendo intendere che altre erano state organizzate negli anni precedenti: nulla di più falso. La “III Festa dell’Uva”, celebrata il successivo anno, 1938, è ricordata per la grande sfida, nella competizione per il più bel “Carro Allegorico Vendemmiale” tra il “Caffè Principe” e il “Caffè Commercio”. Per l’allestimento di quei carri si ricorda che si tassarono, oltre che i proprietari, anche tutti gli abituali avventori. Il successo fu grandissimo e la giuria non poté che classificare ex-aequo i due carri.
Nel 1939, le avvisaglie del secondo Conflitto Mondiale e i molti richiami alle armi, non consentirono all’apposito “Comitato” nemmeno di avviare la IV edizione della “Festa dell’Uva”. La tradizione fu ripresa solo nel settembre del 1952: dalla fine della guerra erano trascorsi sette anni.
Gli anni fra il 1960 e il 1970 sono gli anni nei quali la fa da padrone nei “primi premi” il cav. Francesco Barbaglia, detto “Faruk”, soprannome che gli fu attribuito proprio per avere portato, sulla scena della sagra, un carro ispirato al deposto sovrano dell’Egitto. Una grande novità venne introdotta nel 1967, inaugurando una “Rassegna Economica novarese”, nel già ricco programma dei festeggiamenti della “sagra”.
Questa “mostra mercato” dei migliori prodotti dell’industria, dell’artigianato e del commercio continuò sino al 1971, con la V ed ultima edizione. Negli anni successivi la sagra proseguì la propria annuale gestione, con alterna fortuna, guidata dagli appositi comitati, col patrocinio dell’Amministrazione Comunale. A proposito dei Presidenti che si succedettero negli anni, ricordiamo, per la sua costante e duratura presenza, il commendator Luigi Giromini. Altri furono di pari grandezza, ma il citarli tutti senza omissioni è difficile.
Nel 1991 e 1992 si ebbe l’innovazione della “sfilata notturna dei carri ” (alle ore 21), il sabato che precedeva l’ultimo giorno di Sagra. In verità non fu un insuccesso, ma ogni Comitato come abbiamo visto – ha sempre voluto la sua parte e col 1993 si riprese a sfilare la domenica pomeriggio.